Nelle abituali analisi prescritte per infezioni urogenitali, spesso si riscontra l’Escherichia Coli.
L’Escherichia coli è un batterio, che si trova in modo abituale a livello del microbiota intestinale. Nelle disbiosi in seguito a un alimentazione incongrua, stress, ecc,, può presentare una trasmigrazione verso altri siti come le vie urinarie maschili (vescica, prostata) o femminili (vescica). Nei secoli si è specializzato nell’attaccare la vescica e, in seguito, nel causare infezioni: dopo alcune infezioni, che possono essere 3 o 4, può diventare più pericoloso, poiché si toglie la capsula esterna (l’involucro cellulare) e pertanto entra nelle cellule che rivestono la parete interna della vescica detta urotelio (si creano le colonie interne di escherichia dentro le cellule). In tal caso, il batterio presenta caratteristiche diverse con un basso livello di aggressività e causano una infiammazione cronica di basso grado, che provoca sintomi simil cistiti, prostatiti.
Quando intervengono fattori scatenanti come per esempio stipsi, colpo di freddo, rapporti sessuali, ecc., i batteri aumentano di aggressività, poiché si moltiplicano, dopo aver rotto la parete cellulare e vengono riversati in vescica.
La donna o l’uomo possono avere i sintomi della cistite, ma l’esame rimanere negativo (uro cultura): cistite senza cistite come era chiamata da noi medici di vecchia data: dapprima l’escherichia è nascosta ma attiva dentro le cellule vescicali poi si ritrova in forma attiva nella vescica e l’uro cultura diventa positiva.
Gli antibiotici non aiutano, perché non raggiungono i batteri terroristi, nascosti dentro le cellule vescicali, ma possono creare resistenze importanti con gravi alterazioni nel microbiota intestinale e vescicale.
Strategia per affrontare tali sintomatologie si possono usare: * probiotici, *mirtillo rosso, mirtillo nero, uva ursina, equiseto, parietaria, gramigna, betulla, eec.; inoltre si devono ridurre i fattori predisponenti; occorre assumere una dieta povera di zuccheri, che possono triplicare i sintomi specie nei diabetici; praticare fisioterapia per potenziare i muscoli pelvici.
Malgrado l’utilizzo di terapie antibiotiche somministrate, il problema non si risolve, o si ripresenta a breve distanza. Come mai avviene questo? E’ colpa dell’antibiotico somministrato che non funziona?
La risposta è NO . L’antibiotico è iun farmaco molto efficace, se ne conosciamo l’esatto utilizzo e molecola a quale batterio riferibile. Nell’infezioni urogenitale, spesso si trascura la presenza di innumerevoli popolazioni batteriche che, attraverso una migrazione intestinale, giungono attraverso le vie urinarie alla vescica: si colonizzano e stanziano nelle pareti creando un nuovo Habitat. Una delle maggiori popolazioni che risiedono in quel nuovo ambiente sono le Proteobacterie e le famiglie dei sotto consorzi. La loro presenza è spesso dimostrata da perdite gelatinose, infiammazione, prurito, arrossamenti, perdite urinarie con particolare odore di pesce. Esite un rimedio a tutto questo? Certo. Un primo esame di urino cultura ci indica se l’ambiente vescicale ed urinario presenta quegli aspetti che facilita l’insediamento a ospiti non autoctoni. Un altro importante fattore è determinato dall’ambiente intestinale e nutrizionale. Questi devono sempre essere in equilibrio, onde evitare che si crei disbiosi con alterazioni ambientale. Una volta trovati i disequilibri delle popolazioni, attraverso il microbiota fecale o vaginale, si procederà alla creazione di una terapia batterica mirata.